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Io aveva la grande fortuna di trovarmi d’accordo con miei intimi amici:

1.º sul non dare alcuna importanza politica a questa Giunta, che secondo noi avrebbe dovuto limitarsi solamente a provvedere a cose municipali, e per brevissimo tempo;
2.º a non fare la minima quistione di partito politico.

Noi ne offrivamo una prova, che non ammetteva alcun dubbio, acconsentendo che uomini dei nostri principj fossero in questa Giunta rappresentati in grande minoranza. Guardando al colore politico, noi eravamo infatti tre contro dieci.

Il Silvagni, quantunque noto per le sue attinenze col vecchio Comitato Nazionale di Roma, e per la sua dipendenza dal Marchese Gualterio, ebbe da noi liete accoglienze. Gli fu chiaramente esposto il largo nostro modo di vedere, sul quale convenne perfettamente; e si restò d’accordo, che alle 7 della stessa sera ci saremmo tutti riveduti in Campidoglio, ove personalmente da tutti noi si sarebbero invitati ad intervenirvi tanto coloro che erano stati designati come membri della Giunta, quanto altri ragguardevoli cittadini. Si provvide intanto alle cose più urgenti, e si emanarono ordini sottoscritti da me, Giovanni Costa e Vincenzo Rossi.

Mi affrettai intanto con Giovanni Costa di recarci da molti cittadini per pregarli ad intervenire la sera in Campidoglio; e ricorderò fra gli altri i distinti Giureconsulti Piacentini e Lunati, che non potemmo in alcun modo vedere; il sig. Augusto Silvestrelli, da cui fummo due volte in casa senza averlo potuto trovare; il sig. Simonetti al Clementino, che ci mise in dubbio se sarebbe venuto; D. Emmanuele dei Principi Ruspoli, che non ricordo cosa rispondesse; e così altri.

Si venivano intanto affiggendo a tutti gli angoli della