Pagina:La gloriosa epopea.djvu/443

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CANTO PRIMO



     Popoli, udite: udite, o pie devote
Che pregate pei morti, quel che dico
3A voi io delle muse sacerdote.

     Non vi farò di ampï apparati intrico,
Ma schietto e netto quel che ho visto in sogno
6A voi narro io di libertade amico.

     Mercar fama di vate non agogno,
E se taluno mi darà del matto,
9Pur che apprenda il mio ver, non mi vergogno.

     Chi mi conosce sa che non vo astratto;
Ma filosofo nudo e positivo
12La veritade in ciance non baratto.

     Che se talor d’armi e d’amore io scrivo,
Il fo’, perchè in coscienza amo la guerra,
15Nè il favor delle donne affatto schivo.

     Se forse in giudicarmi alcuno aberra,
Sappia, che io scrivo, perchè forte sento
18Amor per questa desolata terra.

     E all’inferno facendo un supplemento,
Non ciò che fu, ma ciò ch’esser dovria
21Fatto dei rei, torrò per argomento.

     Nè in soccorso te chiamo, o Musa mia:
Uopo d’ira non ho, ma di pietate;
24Non sarò Giovenal, ma Geremia. —