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INNO ALL’ITALIA — A VENEZIA — A MANIN
Italia mia, s’io t’amo
D’uopo non ho ridire ;
Flebile canto alzavo
Quando fremevan V ire,
Ma quel mio dir represso
Oggi non e lo stesso,
Non deggio più tremar.
Bra il mio metro un giorno
Solo di lagni e pianto,
Scorrevan mesi ed anni
In vil servaggio intanto ;
Colla mia Italia oppressa
Piangea Venezia aiich’easa
E il suo perduto mar.
Or pei tiranni e sorto
Terribile il giudizio,
Ne die la Francia prima,
Indubitato indizio;
Alia potente scossa
D’un briv^ido per 1’ ossa
GF Itali fe’ sperar.
Tu, patria mia, tu fosti,
Fra tante la più ardita,
Inaspettato Duce
Ne sorse, e ti die vita;
Vide che in te sfavilk
Blettrica scintilla
D’Itaio patrio amor. .
Egli si fea Tinterprete
De’ giusti tuoi bisogni,
Che dai tiran superbi
Fur calcolati sogni,
£ aggiunsero la pena;
Ma Tinfocata vena
Ben seppela affrontar.
Quale Profeta ei lesse
Neiravvenir del fato,
Attese che il suo frutto
Venisse maturato,
Tutto fid6 all’amore
Del Veneziano cuore,
Ne il suo sperar falli.
Libero appena i) piede
Con orgoglioso passo,
Conobbe ch’eran mossi
Que’ duri cor di sasso;
Era il principio solo
Del maestoso volo
Cir alto lo sollev6.