Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/190

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174 la guerra [1282]

si fece a brigar qui coi suoi partigiani per usarla a suo pro; e ch’ei della Sicilia avea brama assai più ardente, che non la Sicilia di lui.

S’armava e tacea tuttavolta il re d’Aragona, quando l’isola si sollevò; restando sepolti per sempre in quel cupo animo i primitivi disegni; che tal non sembra la finta guerra d’Affrica, perch’ei non avrebbe operato da savio a tacerla sì pertinace al papa e a re Filippo, con certezza di fomentare i sospetti. Ritraesi inoltre, che segretissime pratiche avesse ei tenuto col principe di Costantina; il quale minacciato dal re di Tunisi, gittavasi a implorar cristiani aiuti, e a Pietro1, profferia riconoscerlo per signore, e aprirgli la via a larghi acquisti in Affrica, dove alle armi d’Aragona si sarebber voltati i moltissimi cristiani che a’ soldi di Tunisi militavano2. Sia dunque che Pietro tentasse doppio gioco, d’Affrica e di Sicilia, o che macchinasse quella impresa come scala a quest’altra, cominciò a scoprirsi alquanto con mandare un oratore a chieder al papa aiuti per guerra contro Saraceni: a che non rispondendo Martino3, l’Aragonese in fin di primavera,

  1. Saba Malaspina, cont., pag. 361.

    Cron. S. Bert., in Martene e Durand, Thes. Nov. An., t. III, p.762.
  2. Montaner, cap. 44.

    D’Esclot cap. 77 e 78.
  3. Diploma di Pier d’Aragona del 19 (agosto?) 1282; Docum. VIII.