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[1282] del vespro siciliano. 197



Allor Carlo non più soprattenne la levata dell’assedio, che divulgata non ostante il segreto, finì di rovinare i soldati; al segno che nè onta de’ nimici li raccendea, nè per militare orgoglio almeno serbavan contegno. Al primo dì valicò la regina, venuta a questo campo come a teatro: e le macchine da guerra e’ lavorieri fur traghettati, tanto o quanto posatamente. Ma imbarcatosi il re1, nei due giorni appresso le altre genti si precipitarono al passaggio con tal pressa, e confusi ordini, e obblio di lor cose e di sè stessi, che rassembrava sconfitta. Un andare e tornar di vele per lo stretto, un abbaruffarsi intorno le barche, un bestemmiar gli avari marinai, e lor noli eccedenti il pregio delle cose; e abbandonati come portava il caso, per gli alloggiamenti, per la marina, cavalli disciolti o uccisi dai propri padroni, e arnesi, e robe, e botti di vini, legnami da macchine, grani, vittuaglie accatastati o mezzo arsi per pressa, attestavan la condizione di quel dianzi fioritissimo esercito. I nostri martellaronlo nella ritirata con impetuose sortite; talchè a protegger l’imbarco si costruì alla meglio un riparo, e ordinovvisi forte banda di cavalli sotto il conte di Borgogna. Con tutto ciò da cinquecento uomini furon trucidati, e salmeria grandissima di preda riportata in città2. Recarono tra le altre spoglie il padiglion grande

  1. Le date del Neocastro si riscontran perfettamente con quella che si scorge da un diploma del 29 settembre 1282 (Docum. IX), dove Carlo attesta essersi ritirato da Messina il 26 settembre.
    • Bart. de Neocastro, cap. 50.
    • Nic. Speciale, lib. 1, cap. 17.
    • Anon. chron. sic., cap. 41.
    • Saba Malaspina, cont., pag. 383, 384.
    • D’Esclot, cap. 94.
    • Montaner, cap. 65, 66.
    • Pao. di Pietro, in Muratori, R. I. S. Agg., tom. XXVI, pag. 8.
    • Giachetto Malespini, cap. 212.
    • Gio. Villani. lib. 7, cap. 75.
    • Cron. della cospirazione di Procida, pag. 273.
    Questi due ultimi dicon lasciato da Carlo un grosso di genti in agguato per ferir ne’ Messinesi che uscisser sicuri; di che essi accorgendosi, bandian pena del capo a chi andasse fuori della città. Il tacciono gli altri; anzi Malaspina, d’Esclot e Montaner dicono degli assalti dati alla coda dell’esercito che ripassava il mare; e ’l Neocastro aggiugne, che facean battere i contorni temendo appunto quell’insidia, ma non trovavano alcuno.
    I particolari della ritirata non son tutti rapportati da tutti questi scrittori.