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216 la guerra [1282]

per oratori raccomandati ai Messinesi, offron sè stessi e la città a re Pietro1.

Avea già questi messo in punto ogni cosa al passaggio; affidato al pro Ruggier Loria il comando della flotta2; accozzato in Messina tra Catalani e Siciliani gran podere di gente3; chiamando al militare servigio i baroni dell’isola, ch’alacremente il seguiano4. Quell’oste il re ordinava con poca man di cavalli, ed elette bande d’arcieri, balestrieri, e sopra tutto almugaveri: fanteria spedita, chiamata così dagli Spagnuoli con moresco vocabolo. Breve saio a costoro, un berretto di cuoio, una cintura, non camicia, non targa, calzati d’uose e scarponi, lo zaino sulle spalle col cibo, al fianco una spada corta e acuta, alle mani un’asta con largo ferro, e due giavellotti appuntati, che usavan vibrare con la sola destra, e poi nell’asta tutti affidavansi per dare e schermirsi. I lor condottieri, guide piuttosto che capitani, chiamavansi, anche con voce arabica, adelilli. Non disciplina soffrian questi feroci, non aveano stipendi, ma quanto bottino sapessero strappare al nimico, toltone un quinto pel re; nè questo medesimo contribuivano, quand’era cavalcata reale, ossia giusta fazione. Indurati a fame, a crudezza di stagioni, ad asprezza di luoghi; diversi, al dir degli storici contemporanei, dalla comune degli uomini, toglieano indosso tanti pani quanti dì proponeansi di scorrerie, del resto mangiavan erbe silvestri ove altro non trovassero: e senza bagaglie, senza impedimenti, avventuravansi

  1. Neocastro, Speciale, Malaspina ne’ luoghi citati. Il primo porta questo permesso come dato dal principe di Salerno.

    La ritirata del principe di Salerno al pian di Santo Martino leggesi anco in d’Esclot, cap. 102.
  2. Nic. Speciale, lib. 1, cap. 20.
    • Nic. Speciale, lib. 1, cap. 21.
    • Saba Malaspina, cont., pag. 391.
    • Bart. de Neocastro, cap. 59.
    • Montaner, cap. 75.
  3. Bart. de Neocastro, cap. 61.