Pagina:La guerra del vespro siciliano.djvu/307

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[1284] del vespro siciliano. 291

nè per cagionevole salute nè per voglia di visitar santuari, si fece portare in una barella coperta di scarlatto per le strade della città; e fu vista poi viaggiare di Palermo a Nicosia nella stessa guisa, che parve strana in quei tempi; e di crudo verno a capriccio affaticar soldati e vassalli sotto il peso della bara. Questi femminili dispetti o vanaglorie, a corte eran misfatti. In tal colore li scrive il Neocastro, aggiugnendo più nero, che Macalda dall’infeminito Alaimo si facesse dar sacramento di fuggir la corte, non mischiarsi in consigli contro i Francesi, e fin procacciare che riavessero il reame. Di fatti palesi, narra come girando l’infante in quel tempo d’una in una le terre della isola, e intrudendosi ad accompagnarlo Macalda come avea costume, questa fiata non solo agguagliavalo in lusso e corteggio, ma con arroganza novella, essa facea da giustiziere quanto il marito: e peggio temeasi, vedendola, col principe scortato da soli trenta cavalli, trar dietro a sè trecento sessanta uomini d’arme, di dubbia fede o sospetti, spigolati apposta da varie terre.

Allora nei consigli di Giacomo si tramò un colpo di stato. Portatosi in Palermo, ei dà segretissimo avviso ai Catalani de’ vicini luoghi, fosser cavalieri, officiali del fisco, o fanti di presidio in castella, che tutti trovinsi a Trapani a tal dì; mandavi nove galee catalane delle quattordici di Marquet; vi sopraccorre egli stesso con buono stuol di cavalli; nè il fa intender che alcuni dì appresso ad Alaimo, il quale ripudiato dalla corte, per altra via andò a Trapani con Macalda. Ma un dì, quasi tornandolo in grazia, adunato il consiglio, Giacomo chiama inaspettatamente Alaimo1: e rivolto a lui, toccava i pericoli che si vedean sovrastare non ostanti le fresche vittorie; il padre non muoversi per lettera o messaggio a mandar grossi aiuti; non veder,

  1. Bart. de Neocastro, cap. 87.