Pagina:La guerra nelle montagne.djvu/49

Da Wikisource.

— 46 —

io mi rammentai che fu Dante stesso che disse:

          «...e com’è duro calle
          lo scendere e ’l salir per l’altrui scale».

A buon conto, il loro lavoro non interessava altri, eccettuato il nemico che stava lì intorno da ogni canto. Era semplicemente la consueta routine in uso da queste parti. Essi ne vollero fare un breve riassunto al loro ospite. Ecco: voi vi inerpicate su per una fessura o per un canalone — sia a forza di spalle o di ginocchia, come ben sanno fare i montanari — e di notte, ad arbitrio, perchè di giorno il nemico scaraventa sassi giù nel crepaccio. Una compagnia di Alpini impiegò una intiera quindicina di notti invernali per spingersi su in alto attraverso una di queste fenditure: dovevano però trasportare con loro mitragliatrici ed altro materiale.

(«A proposito, alcune delle nostre mitragliatrici sono di fabbrica francese, di modo che questo nostro souvenir del Corpo di Artiglieria — vi preghiamo di gradirlo; si, vogliamo che lo prendiate — rappresenta le figure riunite della Francia e dell’Italia»).

— E così, quando voi uscite dal vostro canalone — è assai prudente farlo quando infuria la tempesta, o quando soffia forte il vento, perchè le scarpe chiodate fanno rumore sulla roccia — vi trovate nelle condizioni o di dominare la posizione del nemico in cima alla montagna, e in questo caso voi lo distruggete e gli tagliate via i riforni-