Pagina:La guerra nelle montagne.djvu/64

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— un assai maggior numero di suoi figli, i quali dalle Repubbliche occidentali, dove si guadagna molto danaro, son ritornati in patria e si sono stabiliti nuovamente nei loro focolari. (Li chiamano Americani; hanno sfruttato il nuovo mondo, ma amano il vecchio). La loro influenza è largamente diffusa e, operando sull’agilità della mente e del senso artistico nazionale, rende possibile — mi sembra — una maggiore facilità di invenzioni e di singolari attitudini.

Aggiungete a ciò la coscienza della nuova Italia, creata dai suoi stessi immensi sforzi e dalle sue stesse necessità, e si potrà avere un’idea approssimativa del grande avvenire che è riservato a questa che è la più vecchia e la più giovane fra le nazioni. Con l’economia, col valore, con la temperanza e con un principio saldo e incrollabile si va lontano. Gli Italiani combattono ora come combatte tutta la Civiltà, contro l’anima diabolica dei Boches, che conoscono assai meglio di noi Inglesi, perchè furono, una volta, loro alleati. A tale fine essi concentrano, senza risparmio e senza sperpero, tutti i loro sforzi. Ma non si fanno illusioni circa le garanzie di sicurezza necessarie dopo la guerra, senza le quali la loro esistenza non può essere assicurata. Essi combattono anche per queste garanzie, perchè, come i Francesi, sono un popolo logico, ed affrontano i fatti fino al loro compimento. Molte sono le difficoltà generali e particolari che loro si oppongono. Ma l’Italia accetta questi gravami, ed altri ancora, con lo stesso spirito con il