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Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/194

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Grandi pareti scialbe — dico — su cui la pioggia, filtrando, avea disegnato strani arabeschi e continenti nuovi; e così la polvere, stratificandosi in tutta pace su le cornici e su le modanature dei mobili neri, aveva prodotto certi effetti di chiaroscuro, non privi d’arte.

— Bello, signor arciprete, — esclamai.

— Ma che bello! È tanto che ho in mente di metter via tutta questa anticaglia e comperare un po’ di roba nuova!


*


Per una scaletta segreta il prete mi ricondusse ancora nella cucina, dove le due vecchie si erano rifugiate e mi volgevano le balusche pupille bianche; indi mi precedette nella tinaia.

Questa era ben lucida, ma non per effetto dell’acqua: anzi, a giudicare dal buon vino, quivi, come sul rugoso volto del sacerdote, come su quello delle due serve, come sui pavimenti, l’acqua non era passata che parsimoniosamente. In grande copia invece l’acqua doveva esser passata per l’orto; l’acqua che zampillava giovane, argentina, canora come voce di ninfa da un tubo di pozzo artesiano. Bello, dunque, l’orto e ricco di melanzane, di