Pagina:La lanterna di Diogene.djvu/202

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XV.

“Virgines ardentes„.


Quel volto di cammeo ingiallito della vecchia marchesa, quella sua gorgia quasi toscana, quella voce che parea filtrata nel languore del confessionale, non mi riuscivano nuove.

Caspita! — dissi poi fra me. — È la marchesa X...., e quelle sono le sue figliuole! Oh, che vengono a villeggiare qui, adesso? E non hanno la loro villa a Colgiardino? Ben la vedo ancora con gli occhi della mente quella severa, grande, antica villa, un che di mezzo tra il convento, la chiesa, il castello. Quella gran villa, quando io ero povero bambino, formava il termine delle mie passeggiate sul colle ameno, e mi rivedo ancora con gli occhi pieni di meraviglia, contemplare quella villa che aveva tante finestre e tanti fiori e vasi grandi di limone. E sentivo un gran rispetto per il signor marchese, padrone di tanta magnificenza e di tanti poderi. Se mi avessero detto allora: «Bambino, guarda che il signor marchese è padrone anche di te, e tu stai al mondo per sua degnazione», io gli avrei ben creduto.