Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/149

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la leggenda di tristano 143



CI. — In questa parte dice lo conto, che quando Braguina intese queste parole, sí rispuose fortemente piangendo e disse: «T., io abo inteso che nella Piletta Brettagna hae una damigella, la quale sa molto di queste cose oltra misura. E s’ella non vi dona guerigione di questo male, voi non troverete neuno consiglio giamai». E T. quando intese queste parole, fue molto allegro. E disse: «Braguina, ora vi priego tanto quanto posso che, quando voi vedete madonna Isotta, che voi sí la dobiate salutare mille fiate dala mia parte, e debile contare e dire la mia pena e lo mio dolore, lo quale io sostegno per lei, e com’io non averò giamai sollazzo ned allegrezza, dinfino a tanto ch’io no la vedroe». E quando Braguina intese queste parole, disse: «T., questo farò io volontieri. Ma tutta fiata sí vi ricordi di ritornare al piú tosto che voi potete». E T. disse: «Per mia fé, questo farò io volontieri». E a tanto sí prendono commiato insieme T. e Braguina e si s’abracciano insieme ambodue, e incominciano a piangere del grande dolore, lo quale eglino aviano ne’ loro cuori. E a tanto sí si partono l’uno dall’altro e acomandansi a Dio, e ciascheduno sí prese suo cammino.


CII. — Ma lasciamo lo conto di parlare di T., ché bene lo saperemo trovare, quando luogo e tempo sarae. Ma dappoi che T. fue partito, sí come detto è di sopra, tutte fiate Braguina sí s’andava rivolvendo addietro inverso T. E giunse ala terra e introe dentro da Tintoil e andò alo palagio, e quivi ismontoe da cavallo e tornossi ala sua camera. E quand’ella fue nela camera, incominciò a fare lo maggiore pianto che mai fosse fatto per una damigella, e dicea infra se istessa: «Oi lassa me, Braguina, com’è dura questa aventura, quando io veggio la pena e ’l dolore di questi due amanti, li quali sono lo fiore di tutti gli amanti che sono al mondo! E io posso bene dire che quando eglino bevettero lo beveraggio amoroso, quello fu loro dolore e fu la loro morte per tutto tempo dela loro vita, né giamai non fallirae loro cotanto dolore». Or sí lamenta Braguina e dice: «Oi re Marco,