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290 la leggenda di tristano


e quando elli la tiene in tale maniera sopra lo suo petto, elli disse sí alti che tutti quelli di lá entro lo ’ntesero bene, e disse: «Oramai non mi caglia quandunque io morrò, da poi che io abbo mia dolce dama meco». E allora si stende la reina supra lo suo petto, e elli sí strinse di tanta forza com’elli avea, sí ch’elli le fece lo cuore partire. Ed elli medesimo moríe a quello punto; sí che a braccia a braccia e a bocca a bocca morirono li due pazienti amanti. E dimorarono in tale maniera abracciati, tanto che tutti quelli di lá entro credeano che fussero tramortiti ambendue per amore. Altro riconforto non v’hae.


CCXXXVIII. — In tale maniera morío lo bello e lo pro [cavaliere Tristano] per amore di madama Y.; in tale maniera e in tale dolore e in tale angoscia morí T., com’io v’hoe contanto, per lo colpo che lo re Marco li donò allora per la reina Y. E la reina d’altra parte morío per amore di T.; e cosí morino ambendue insieme. Sí che Y. morí per amore di T., che a quello tempo era lo migliore cavaliere, fuori messer Galas, lo figliuolo di monsignor Lancialot di Lac. T. morí per amore di Y., c[he] a quello tempo era la piú bella dama del mondo, fuori dela reina Gienevera la figli[a] del re Pelles, la madre di Galead. E cosí finirono ambendue.

Quando lo re Marco conobbe che la reina era morta, a poco ch’elli non arabbiava di duolo. «Ai lasso,» disse elli «che grande dolore e che grande dannaggio e che grande perdita m’è avenuta in questo giorno! Io ho perduto ciò che io avea e quanto io amava al mondo. O, quando io ho perduto lo mio nipote T., che bene era senza fallo lo fiore di tutti li cavalieri del mondo, bene posso dire sicuramente che io ho perduto tutto onore; ogiumai nullo mi dotterae. Quando io ho perduta Y. cui io tanto amava, bene ho perduto lo mio cuore e la mia anima. In tutte maniere sono unito. A nullo re del mondo non misvenne in uno giorno, come io oggi ho misvenuto. Meglio mi fusse, se Dio mi dia buona ventura, che io fusse morto del tutto».