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320 la leggenda di tristano


via quivi presso a uno petrone, questo cavaliere salutò Tristano cortesemente una fiata e due. E come Tristano, il quale era dello alto pensiere travagliato, nollo intendea e nollo udiva, e questo cavaliere tenne il non rispondere a grande disdegno; e sí prende allora Tristano per lo ceppo del freno, e sí lo sospinse a dietro; e della grande tratta Tristano rivenne in sé dicendo: «Cavaliere, troppo siete arrogante a sospignere mio destriere; ma, per mia fé, che se io fossi armato, che io ve ne donerei tale pentimento, che sempre mai egli vi starebbe a mente». E lo cavaliere allora disse: «Ora veggio io bene apertamente, che in questo paese hae la piú vile gente del mondo e la piú oltraggiosa; ché per tre volte io sí v’ho salutato, e non avete degnato a volermi rispondere. Ma per mia fé, che se voi non fuste disarmato, io vi farei disinore e villania». Tristano cominciò alquanto a sorridere, e disse: «Da poi che voi avete compiuto vostro onore a vostro detto, che avete voi a fare di mia bacalaria e di miei fatti? Ma tanto vi voglio dire, se voi mi volete tanto attendere che io mi sia armato, io vi mosterroe per forza d’arme drittamente, che in questo paese sí ci hae di prodi e di liali cavalieri». Allora lo cavaliere sí rispose e disse: «Or che non va’ tu? che non te ne spacci? Va, fa tosto, ch’io t’aspetto: e non mi partirò di questo secondo petrone».

E allora Tristano sí torna quivi allo castello, e in grande fretta egli s’arma, e monta a cavallo, e vae inverso lo cavaliere. Ed essendo lui venuto, sí lo salutò cortesemente dicendo: «Sir cavaliere, voi sapete che nostra battaglia non puote rimanere; e però vi priego voi vi vegnate a riposare a quello mio castello, e allo mattino combatteremo». E lo cavaliere disse: «Lo riposo ora non mi fae mistiere; ma una cosa, in cortesia, mi dite: se in quello castello dimora uno cavaliere il quale è appellato messer Tristano». E Tristano disse: «Bel sire, in veritá vi dico che io lo vidi cavalcare in questa mattina assai pensoso». E lo cavaliere disse: «Come! Non è la reina Isotta nella cittá?». Quasi diceva: «Come puote essere Tristano pensoso, essendo Isotta