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servidore Tristano, lo quale v’ama tutto di buon cuore». Allora vedendo Lancialotto come questi era Tristano, non cura
dello onore dello brando, anzi getta via lo suo, ed elmo e
scudo; e abbracciansi e baciansi piú di cento fiate insieme; e
l’uno a l’altro donava l’onore della battaglia. E lo re Marco,
avendo veduta la crudele battaglia, e poi vedendo lo grande
onore che gli cavalieri insieme si faceano, fassene cogli suoi
baroni grande maraviglia, e manda a sapere chi era lo pro’
cavaliere; e sappiendo sí come questi era Lancialotto dello re
Bando di Benuicche, lo falcone degli buoni cavalieri erranti
e ’l pregio de’ cavalieri erranti, allora egli s’accompagna con
molti de’ suoi baroni e cavalieri; e vassene a punto lá ove
sono gli due combattenti e abbraccia Lancialotto e fagli grande
festa e grande onore, e convitalo a la cittá. (Cap. XLIX).
7. — Come albergavano i cavalieri erranti.
E sappiate, che in tre maniere poteano albergare a quel tempo gli cavalieri erranti, o vero stranieri, li quali andavano per lo mondo a quel tempo provando loro venture e le loro persone in fatti d’arme. S’egli andavano in contrada dimestica, lá dove avesse cittá o villa o castello, sí potevano, sed e’ piaceva loro, andare al palagio del signore della contrada; e se ciò eglino non volevano fare, sí andavano agli alberghi ordinati per lo signore della contrada, e quivi benignamente erano ricevuti; e s’egli andavano per contrada salvatica, lá dove non avesse né villa né abitazione, lo signore che possedeva la contrada, vi facea fare magioni a certe poste; e faceanvi dimorare forestieri, gli quali aveano potenzia d’albergare gli detti cavalieri viandanti che vi arrivavano; e se ’l cavaliere andava per contrada molto diserta e salvatica, la quale per paura delle malvagie fiere non si potesse albergare, lo sire delle contrade facea fare, a certe poste, grandi e belle albergherie, e sí le forniva di biada, di fieno, di biscotto e di vino e di cernises; e questa serravano colle chiavi; e le dette chiavi, poi appresso