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52 la leggenda di tristano


dappoi egli si cominciarono a ragionare insieme di molte cose, e T. e la damigella si stettero in molto sollazzo. E fatto compimento di loro amore e ecco giungere lo nano, e disse a T.: «Leva suso, che eco mio sire ch’è giuso ala porta del palagio». E T. quando intese queste parole si prese l’arme e dimandoe commiato dala damigella e montoe a cavallo e partisi del palagio. E lo marito dela damigella montoe suso in palagio e venne nela camera dela damigella e incontanente fuorono recati li doppieri accesi. E lo cavaliere guardando alo letto, vide ch’iera pieno di sangue. E allora disse ala damigella: «Unde è venuto questo sangue ch’è cosí fresco?». E la damigella piena di paura rispuose e disse: «Questo sangue è uscito del mio naso, ché tutta notte non hae fatto altro ch’uscire sangue del mio naso». E lo cavaliere disse: «Dama, dama, queste parole non ci afe mistiere, ché d’altra parte è venuto questo sangue che di vostro naso». E la damigella incomincioe a giurare ch’ella avea detta la veritade. E lo cavaliere, il quale avea nome Lambegues, si mise mano ala spada e disse: «O tu mi dirai lo cavaliere, il quale è giaciuto con teco o io t’uccideroe». E allora la damigella si ebe grande paura e disse: «In prima che voi m’uccidiate, io vi diroe lo nome deio cavaliere». E disse: * E’ fue T. lo nepote del re Marco di Cornovaglia, lo quale è partito ora di quie». E allora disse Lambegues: «Dama, per mia fé male avete pensato, quando mia onta procacciaste. Ma voi caro l’acatterete». E lo cavaliere montoe a cavallo e tenne di dietro al cavaliere. E cavalcando in tale maniera e T. incomincioe a dire in fra se medesimo: «Ora bene son io disaventuroso cavaliere, quando sí tosto mi sono partito dala damigella». Molto si compiangea T. fra se medesimo di questa aventura. [Ma Lambegues cavalca inverso T. molto aspramente] e poi l’ebe veduto alo splendore dela luna, e disse: «T., guardati da me ch’io ti disfido». E T. quando udio lo cavaliere, si dirizzoe la testa deio suo cavallo inverso di lui, e lo cavaliere ferio a T. sopra lo scudo e passolli lo scudo e l’asbergo e fecegli grande piaga nela carne, sí che la lancia si ruppe in pezzi.