Pagina:La leggenda di Tristano, 1942 – BEIC 1854980.djvu/71

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la leggenda di tristano 65


voi sapete, si venne uno cavaliere in mia corte, il quale iera del parentado del re Bando di Banoicchi, ed io si gli feci onore di quello ch’io potti. Venne che lo cavaliere si fue morto in mia corte, non so in che maniera. Or ne sono appellato di tradimento da Blanor a corte delo re Arturi, ed io so bene ched io non potrei giostrare con Blanor, imperciò ch’egli è troppo buono cavaliere. Ma io vi priego, per amore che voi m’avete e per alcuno servigio ched io fatto v’avesse o ched io fare vi potesse, che voi dobiate questa battaglia fare per me, ed io vi prometto sí come cavaliere e giurolvi ched io nela morte del cavaliere non ebi nesuna colpa».


LIII. — Tristano si disse allora: «Ed io faroe questa battaglia molto volontieri, e voi si mi giurerete sopra le sante Eddio Evangele che voi ala morte del cavaliere voi non aveste colpa. E poi sí voglio che voi sí mi diate uno dono, il quale io vorrò dimandare». E lo re rispuose e disse: «Qualunque voi mi domanderete ed io lo posso fare, sí lo faroe volontieri». E T. disse: «Se voi non lo potete fare né dare, e voi no lo mi date». E a tanto si fuorono accordati e troppo ne fanno grande festa tutti li cavalieri di Cornovaglia, e tutti si tengono ogimai campati le persone, che si temano tutti morti. E tanto si andava T. sollazzando dala larga dai padiglioni tutto solo. E a tanto vide venire una damigella, la quale portava uno iscudo a collo ed ieravi entro dipinto uno re e una reina. Il campo iera azzurro e lo re e la reina iera d’oro figurato in vetro, ed iera serrato lo scudo per mezzo, infino ala boca del cavaliere e dela donna. E T. sí salutoe allora la damigella e la damigella T. Allora T. sí disse: «Damigella, dimi per tuo onore, chi este questi che manda e perché?» —. «Certo, cavaliere, perché tu mi pari uomo di grande affare, io ti ne dirò parte. Questo iscudo sí iera mandato a uno cavaliere e io no lo trovai a Camellotto [e] andai cercando quivi, ov’egli è. Questi sí è uno cavaliere e una damigella, che s’amano di grande amore e non ebero anche a fare insieme, se non come voi vedete qui, ed egli non credono