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la leggenda di tristano 79


marenai che incontanente debiano andare all’isola de’ Gioganti. E a tanto si andarono per loro giornate e pervennero al porto del castello di Proro. E dappoi che fuorono giunti al porto, ed eco venire XII cavalieri armati e venneno contro a valle al porto e domandano quegli dela nave, per cui parola eglino vi fossero venuti al porto. «Or cosí vi comando, che voi incontanente ismontiate dela nave, e venite suso al castello a fare nostra usanza». E Galeotto si scende dela nave incontanente e fue ali cavalieri. E li cavalieri si presero Galeotto e sí lo menarono alo castello. E dappoi che fue giunto alo castello, e li cavalieri lo voliano mettere in pregione. A tanto si parloe Galeotto e dice ali cavalieri: «Segnori, io sono venuto per fare usanza di vostra terra, né per altro io non sono venuto quae se non per combattere col vostro cavaliere». A tanto si rispuosero li cavalieri a Galeotto e dissero «E dunqua combatterete voi con T., lo nievo delo re Marco di Cornovaglia?». Ed allora sí rispuose Galeotto e disse: «Ed io per ciò sono venuto qua, per combattere con lui». Allora sí si partono li cavalieri da Galeotto, e vano a T. e sí lo salutano e dicogli: «T., e’ sí ci è venuto uno cavaliere che vuole combattere con voi, sí come è nostra usanza». E T. sí rispuose e disse: «c Chi este lo cavaliere?». Ed eglino si dicono che non sanno chi si sia lo cavaliere, «ma egli sí dice ch’egli si è venuto pur per combattere con voi cuore a cuore». E a tanto sí rispuose T. e disse: «Io apparechiato sono di fare vostra usanza, e dappoi che battaglia vuole ed io dico che di battaglia no gli fallirò io giae. Ma tutta fiata vo’ priego che voi sí lo mi dobiate salutare dala mia parte, e sí gli mi dite ched io credo ched egli sia lo piú valentre cavaliere di tutto lo reame di Longres». E a tanto sí rispuosero li cavalieri e dicono che questo messaggio faranno eglino volontieri. Or si partono li cavalieri e vegnono contra valle, lá ov’è Galeotto, lo sire di Lontane Isole. E quando eglino fuorono venuti davanti a lui, sí lo salutano da parte di T. e sí gli dissero cosí: «Dappoi che voi volete battaglia, e’ vi manda cosí a dire che di battaglia no vi fallerá egli giae». Allora