Pagina:La lettera di G. Boccaccio al Priore di S. Apostolo.pdf/25

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schezza e negligenza degli amici si partono.» Parmi che debba dire, gli amici si partono.

Pag. 29. «Per le quali (leggi) avviene che se alcuno » che con lui muoia ha alcuno avere, non ostante alcun testamento, esso solo erede si fa, schiusi ancora i creditori, se alcuni ne sono: affermando pure, che la necessità ’l richieggia; dover avere molto dal morto, benchè esso ancora debba dare al sepolto.» Direi: affermando, purchè la necessità il richieggia, dover avere ec.

Ivi. «E perchè se’ amico, e perchè ogni cosa si è nota, fedelmente il dirò.» Il senso vuole che scrivasi, sia nota.

Pag. 30. «Conciossiacosachè nulla al postutto faccia, se non fusse quello che per addietro di Domiziano cesare (che desiderava che le medesime cose di lui si dicessono ), cioè che con lo stile feriva le mosche.» Non ha dubbio che debba dirsi, che per addietro Domiziano cesare: e anche ferisce. E dopo pongo un punto, e non già due punti.

Ivi. «Ovvero che io creda piuttosto ec., che in guardaroba per suo comandamento si poneva una seggiola, e quivi, non altramente che nella sedia della sua maestà, vi sieda.» Deve dire, si pone, e si sieda.

Ivi. «E tra gli troppo discordevoli romori del ventre, ed il cacciar fuori del puzzolente peso delle budella, gran consigli si tengono.» Forse deve dir discorrevoli.

Pag. 3i. «Io mi ricordo, spesse volte, e molto più agevolmente (veggasi anche l’errata-corrige), e al sommo pontefice e a Carlo cesare e a molti principi del mondo avere avuto la entrata, e copia