Pagina:La madre (1920).djvu/20

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tetto spiovente ricoperto d’erbe: i vetri delle finestre, senza persiane ma con gli scurini chiusi di dentro, brillavano come specchi verdognoli riflettendo le nuvole e gli squarci d’azzurro e gli alberi mossi del ciglione.

Ella tornò indietro, rasentando con la testa gli anelli di ferro infissi nel muro per legarvi i cavalli: si fermò di nuovo davanti alla porta, e d’un tratto, davanti a quella porta alta su tre scalini di granito, riparata sotto un arco gotico e listata di ferro, si sentì umiliata, impotente a vincere, più piccola di quando bambina s’indugiava lì sotto con gli altri ragazzi poveri del paesetto aspettando che il padrone uscisse e buttasse loro qualche soldo.

A volte, in quel tempo lontano, la porta era spalancata e lasciava vedere un ingresso scuro lastricato di pietra, con sedili pure di pietra: i ragazzi si spingevano fin sulla soglia gridando e la loro voce rimbombava nell’interno della casa come in una grotta: una serva s’affacciava per scacciarli.