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La maestrina agli operai 133

dall’uno all’altra, tossendo leggermente quando essa interrogava lui, dando del gomito al vicino e ammiccando agli altri quando gli pareva che il Muroni stesse in troppa attenta contemplazione della signorina: con le debite cautele, però, perchè conosceva l’amico, e non c’era da scherzare. Ma la Varetti se n’accorse, e sebbene, per istinto, ora che lo vedeva mutato, fosse disposta a guardare il giovane con minor diffidenza e a interrogarlo più spesso, pure faceva l’una e l’altra cosa il più raramente possibile, intimidita, tormentata dalla continua vigilanza di quei due occhi sorridenti e maligni del ragazzo, che le frugavan nell’anima. Ma, insomma, dal peggior tormento era liberata e viveva più tranquilla.