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La maestrina degli operai 149

di luce pallida; lo strepito delle macchine degli opifici vicini arrivava là affiochito, come se uscisse di sotterra, e il suon dell’incudine del fabbro ferraio, ch’era all’entrata del paese, pareva che venisse da una gran lontananza.

Arrivata a un terzo del viale, parve alle maestra di veder muovere un’ombra dietro a un albero; si soffermò, col respiro oppresso; poi si fece animo e prese la corsa.

A due passi dall’albero le si parò davanti il Muroni.

Ella stava per gittare un grido, ma lo rattenne, vedendo ch’egli si levava il cappello.

— Ancora lei! — esclamò, sdegnata. — Cosa vuole?... Mi lasci passare.

Quegli rispose con la sua voce rauca, ma in tuono rispettoso: