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MATTIER — 176 — MEDAGLIA

una o più deità che reggono una o più monete di uso comune od anche monete-amuleti. Probabilmente furono emesse per commemorare le festività di quelle deità od altre cerimonie religiose (nfj., vol. II, n. 2). Vedi Tavola.

Mattier. Si chiamò il mezzo Grosso tedesco (halb mariengroschen). Era di biglione e correva nella Westfalia, nell’Annover, nel Brunswick, in Sassonia e nel Brandenburgo (secolo xvi) al val. di 4 Pfen. Eguagliava il Brennen Gross e portava la dicitura d.iiii pfen (vce.).

Maundi money ed anche Mings bounty (elargizione reale). Monete di argento del val. di I, 2, 3, 4 Pence che una volta si distribuivano nell’epoca della Pasqua e specialmente il Giovedì santo ai poveri delle parrocchie di Londra e nella Cappella reale di Witehalle dopo la lavanda dei piedi. Ora viene effet tuata la cerimonia nell’Abazia di Westminster e l’entità della elemosina è calcolata sugli anni della vita del monarca cioè 1 Penny per ogni anno di vita del re. Portano queste monetine da una parte il ritratto del sovrano e dall’altra l’indicazione del valore sotto una corona imperiale e la data.

Mauriner, Denier Mauriçois. Mon. dell’Abbazia di s. Maurice d’Agaune che coniò moneta per i Conti di Savoia nel XIII sec. (Moneta maurisiensis) col s. Maurizio.

Max o Massimiliano d’oro, Max d’or. Moneta bavarese detta anche Carolina coniata da Carlo Alberto (1726-1745) e da Massimiliano III (1745-1777). Era al tit. di 771 mill. del peso di gr.mi 9,720 e del val. di Lit 25,99. Si disse, egualmente Max d’or la mon. d’oro di Max Emanuel II (1679-1726) coniata nel 1717 del peso di gr.mi 6,500. Una tariffa del 1746 (vce.) dice che correvano in Germania Max o Massimiliani d’oro da 2 Golden gulden (Fiorini d’oro) del valore, in moneta inglese, di Scell. 13 e Den. 10, mentre la Carolina valeva 3 Golden gulden o Scell. 20 e Den. 9. La Carolina o Max di Baviera del 1731, porta la testa con ricca capigliatura di Carlo Alberto e la Madonna con il bambino.

Meaglia. Vedi Maille.

Meaia. Voce spagnola che significa medaglia. In un vecchio manoscritto si legge che: «el pepion valia dos meaias y el Burgales dos pepiones o quatro meaias». Vedi Maille e Pepion.

Mealha, Medala, Mealia e Menalia. Voce portoghese che vale Medaglia e Maille.

Medaglia, franc. Maille. Fu usata la parola medaglia in documenti del 1156, 1221, 1223 dell’Arch. di Firenze e di Pisa, ed in una bolla di Adriano papa del 1158 per denotare il mezzo Denaro. Si trova questa voce trasformata in Medalia, Medalla, Medala, Medalta, Meagla,

Meala e poi in Francia in Mallia, Maille. Nel 1295 (21 nov.) si prescrive nella zecca di Bologna di coniare fra le altre monete i Medaglioli «quod due medagle (sic) valeant unum bononium parvum» (Mal., rin., a. x, 449, n. 25). Nel 1327 ne andavano 210 a lib. e 135 al marco e 480 per 1 Fiorino (zmi., i, 251 279). Nel 1130 si trovano le Medaglie nominate in alcuni documenti della Linguadoca e valutate 8 Den. tornesi e del peso di gr.ni34, 2/15.

Medaglia. Pezzo di metallo che porta una impronta ufficiale o privata ma che non ha valore legale per le contrattazioni (rin., 1911, 12). Le Medaglie traggono la loro origine dalle monete. Nell’epoca greca, etrusca e romana erano monete che avevano il doppio uso di servire cioè per gli scambi, come le altre monete, e come pezzi commemorativi o per premi di corse, di giuochi, ecc. In seguito sollevatasi l’arte della incisione in un campo più ampio e richiedendo materia più abbondante di quella che era necessaria per le monete, nacque la distinzione fra moneta e medaglia. La prima fu conservata al suo scopo ed esigenze di medio circolante nelle sue forme e caratteri intrinseci ed estrinseci, la seconda lanciata nel campo libero dell’arte fu trasformata in monumento di testimonianza d’onore reso a personaggi insigni, di commemorazione, di fausti avvenimenti che mutano o migliorano le sorti politiche, economiche e civili di un paese. Le medaglie rappresentano la storia archeologica metallica di una nazione, il termometro della civiltà dei tempi, dell’avanzamento e del decadimento delle arti, dovendo concorrere alla loro formazione il disegno e la scultura per l’incisione, la meccanica per la coniazione o fusione, la fisica e la chimica metallurgica per la composizione delle loro leghe, la storia politica civile per le leggende, le figure ed emblemi allegorici che rappresentano. Sono medaglie dell’antichità i Decadrammi di Siracusa, i Medaglioni romani. Nel xv secolo la Toscana inventò le Medaglie iconiche ove all’imitazione dell’antico si univa l’interpretazione della na tura. Nel 1439 Giovanni Paleologo, penultimo imperatore di Costantinopoli, essendo venuto ad assistere al concilio di Firenze fece eseguire il suo ritratto in una Medaglia da Vittorio Pisano, detto il Pisanello, che eseguì poscia altri ritratti di personaggi e sovrani italiani e pose nelle sue opere il suo nome opvs pisani pictoris. Zanetto Bugatto, detto Giannetto di Milano, fece per il duca Galeazzo Maria alcuni modelli in piombo per grandi Medaglioni d’oro che dovevano valere ciascuno 10,000 Ducati (1470). Alla fine del xv sec. Ambrogio Foppa, di Milano, detto il Caradosso, ispirandosi ai Medaglioni romani ridusse il modulo delle Medaglie e ne coniò per gli Sforza,