Pagina:La morte e l'immortalità - Feuerbach, 1866.djvu/35

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Una individuale personalità scevra da qualunque difetto ed ostacolo non essendo in sostanza che lo ideale della Virtù medesima, ne consegue che è pure Moralità, essenza d’individualità, e d’altra parte non trovando l’Uomo, qui in terra alcuno né perfettamente puro, nò supre-* mamente virtuoso nò altro di meglio restandogli a praticare che accostarsi sempre più, verso la morale perfezione ossia verso la prima essenza medesima, ne consegue, che qui sul nostro globo a niuno è dato toccare a questo ideale di perfezione di personalità purificata, la quale sarà sempre per noi mortali una meta agognata e mai raggiunta. Che poi questa perfezione e purezza morale venga designata con un nome impersonale come p. e. la Virtù, il Bene, ovvero con un nome personale, trascendentale come p. e. Dio ciò nulla cangia nella quistione e poco monta in conseguenza.

Adunque gl’individui per approdare all’assoluta perfezione, debbono estinguersi e sparire in un lasso indefinito di tempo. Ora siccome la esistenza dei nostri individui sta con questa condizione del loro perenne incedere verso un progresso infinito, ne risulta che essi non toccheranno giammai la loro méta, che cessando di esistere come individui.

Di fatti, se venisse mai a colmarsi per intiero la misura della perfezione in un individuo, egli non avrebbe più il suo poleggio per andare avanti, non avrebbe più ragion d’avanzare, cioè non vivrebbe più e (novello Glauco) resterebbe come affogato nella sua botte di miele.

Noi siamo personalità individuale appunto per questo che continuamente ci accorgiamo della enorme distanza che passa tra la nostra parte di perfezione personale