Pagina:La pastorizia.djvu/134

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libro sesto. 125

285Valli, e l'ampie capanne, d'ogni parte
Sonavano di pianto e d’ululati;
Poiché l’orrida furia entro gli armenti
Si avvolse, e tutte vi perîr le torme
Fino all’ultimo capo; e negli ovili
290E disperse pe’ campi orribilmente
Corrotte accumulò putride salme,
Fiero pasto agli augelli ed alle fere.
     Molti ancora, che lungo e discortese
Tema sarebbe alle Castalie suore,
295Infestano malori. Or la contorta
Rachitide trafigge i nati agnelli;
Aspra or la tosse insulta; or nel capace
Alvo molt’aria accogliesi e addolora,
E a zoppicar la pecorella sforza
300Giù tra la bifid’unghia ulcere ascosa.
Ma di tutti il peggior (colpa dell’erbe
Di troppa onda satolle e delle piogge)
L’acquosa cachessìa, dell’anelante
Idrope suora, incrudelisce e spegne
305Gli armenti; e la consegue, ove la cruda
L'ampie capanne a desolar si volga,
Dal nero Averno uscita a’ rai del giorno
La tremenda Tesifone, che i morbi