Pagina:La pastorizia.djvu/15

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6 la pastorizia,

Paschi l’agnella non ardia; ma dure
115Fami sostenne entro a’ covigli, o l’erme
Trascorrendo pendici, orride vepri
Brucò tra via furtivamente, ignota
Ai feroci animali. E questo ancora
Non la sottrasse de’ nemici all’ire.
120Di fame impazïente, ecco nel branco
L’informe orso gittarsi; e ritto in piedi
L’unghie aprendo e le fauci, sopr’a quella
Che più gli par disserrasi, e con tutta
Forza sbarrando la meschina al dorso,
125Le palpitanti viscere divora.
D’altra parte, di sangue ognor digiuno,
Come sua rabbia e ferità lo sprona,
Furtivo assale il lupo; e questa e quella
Addenta e squassa mugolando in alto,
130E ne fa strazio assai misero e crudo
Disertando le mandrie; e stretta al collo
La più bella dell’agne, la si getta
Sollecito a le spalle e via correndo
Si rinselva ringhioso a la foresta.
135Fino all’ultimo capo allor del gregge
Peria l’imbelle schiatta, e la speranza
E della specie il nome iva perduto