Pagina:La regina delle tenebre.djvu/42

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Il Lauretti, però, non giunse che due giorni dopo. Era un uomo alto, magro, con occhi azzurri, infossati e fissi, e il volto terreo solcato da due grandi baffi biondi spioventi. Un tipo d’abbrutito, che disgustò immediatamente Matteo.

Questo aveva impallidito nel riceverlo. Il Lauretti si scusò tosto di non esser potuto venir prima. La sua voce era bassa, grossa: le parole stentate. Pareva un uomo senza volontà sensitive; e Matteo sperò più che mai di veder esaudito il suo desiderio.

Il Lauretti continuava a scusarsi. — Del resto, — disse, — poteva consegnare il bimbo alla cameriera. S’è voluto troppo disturbare.

— Come? — disse Matteo meravigliato e quasi offeso. — Non ha dunque ricevuto la mia lettera?

— Ma sicuro — rispose l’altro, mettendosi una mano sopra il taschino del soprabito, come per accennare che la lettera era lì.

— Ma allora, scusi, come può dire che potevo consegnare il bimbo alla cameriera?

— Ma per toglierle il disturbo.

— Scusi, — disse Matteo scattando, — o io m’inganno, o lei non ha capito la gravità del caso.

— L’ho capita benissimo, ma che vuole le