Pagina:La scaccheide.djvu/42

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* xxxvi. *

Già de l’estinta altere spoglie e fregi,
720E il luminoso scettro, e a lei, che degna
Se ne mostrò, la man porgendo e il core
In nodo marital seco si lega.
S’allegra e da lontano al fosco insulta
Il bianco stuolo. trattenere il pianto
725Non può di Maja il figlio, e il Cielo accusa
Le vesti squarcia, e si percote il seno.
A la nera Donzella un grado solo
Ver la meta restava, ed ora insorto
Per dritta fila incontro a l’infelice
730Il turrito Elefante a lei minaccia
Ruina e morte, se la sede estrema
Unqua toccar osasse, & ogni via
Assediando, e sempre in lei rivolto
Da l’ultimo sedil la tien lontana.
735In tanto la Real novella Sposa
Sparge per tutto il campo orrore e morte,
Del novo onor, de la regal fortuna
Superba e lieta; per le nere squadre
Qual folgore sen corre, e il Cielo e il Sole
740Atterrisce con l’armi. oh quale ingombra
Spavento il fosco stuol, che inabissarsi
Vorria più tosto entro l’aperto suolo,
Che sostener i furiosi assalti