Pagina:La sciarada, appendice alle antiche poetiche.djvu/27

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Di chi portò le tavole a Israello,
655E non già un aborrito Cananeo,
Della prisca alleanza è personaggio.
        I cenni poi t’increscan, se co’ motti
Accennati non han perfetto accordo
Grammaticale; in ciò peccar non rado
660Ho veduto qualcun, ch’altro da nome
Sprimer desía, che non istà solingo.
        Specificar suoi cenni ama ogn’inciso
Meglio, che sol notar qualche riguardo
Cogl’incisi limitrofi e col tutto,
665Nulla specificando; se la foggia
Men buona è l’adottata, e tu rischiara
Tenebría tanta di riflesso lume;
Conveniente epiteto, atta frase
Scusa altri cenni omessi, e, modellato
670Così l’enigma, più scabroso, è vero,
Riesce, ma più ancor semplice ed uno.
Ti è forza nel primier scontrare il tutto,
Come il secondo mio, con doppio volto.
Quel doppio volto a Giano, che col senno
675Il futuro vedea come il presente,
Non pur t’adduce per sentiero breve;
Ma ti serve di fiaccola, che raggia
Gran luce sovra l’altre oscuritadi,
E nelle corti addentrasi, e ti mostra
680Un troppo differente Cortigiano
Da quello sì perfetto, che in Urbino
A Isabella Gonzaga, a Emilia Pia
L’alta descrisse Mantovana penna.
        Amerei pure, o fra ogn’inciso e il tutto
685Notar relazioni, ovver fra nullo.
Del mio secondo, che il mio primo tiene,
L’intero cerchia l’adorata imago,
Dir vorrei nel vocabolo cornice;
Nè in Fenice direi: diedi al secondo
690Il mio primiero; ed il mio tutto vola;