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la scotennatrice | 37 |
«Che cosa vuoi? Io sospetto che quelle canaglie, quantunque abbiano incendiata la prateria, seguano i bisonti per cercare di prenderci vivi.
«Minnehaha sarebbe più contenta.
— Certo, perchè ci scotennerebbe colle sue mani.
— Minnehaha — disse Turner. — Tanto la temete? Avete avuto forse qualche questione con la sakem dei Corvi di Nube Rossa e degli Sioux di Yalla?
— Lo saprete più tardi, se ci rimarrà il tempo di raccontarci delle storie — rispose John. — Seguiamo i bisonti!
— Credo che sia l’unica cosa che ci resti da fare — disse Turner. — Non vanno troppo in fretta quegli animali, così i nostri cavalli si riposeranno un po’.
«Povere bestie!... Non si reggono quasi più.
— Bel momento se gli Sioux comparissero ora! — borbottò Harry.
Abbandonarono le briglie sul collo delle loro cavalcature, lasciandole libere di prendere quel passo che meglio loro piaceva, e si misero a scrutare la prateria, colla speranza di veder comparire da qualche parte l’inglese, il quale, dopo tutto, rappresentava una buona carabina, arma troppo preziosa in quel momento per non tenerne conto.
Erano ricerche vane. Solamente il puro sangue continuava a galoppare fra le schiere dei ruminanti, senza che questi se ne dessero pensiero, facendo di quando in quando degli scarti improvvisi per evitare le teste dei ranghi.
Che cosa dunque era avvenuto del lord? Era rimasto vittima della propria audacia, o era stato catturato da qualche drappello di Sioux nascosto fra le erbe? Era impossibile saperlo.
Se fosse stato ancora vivo e libero, non avrebbe mancato di far tuonare la sua carabina contro quei grossi animali, nè avrebbe abbandonato il suo cavallo.
O era stato sventrato o era stato preso. La cosa era chiara.
Mentre i quattro cavalieri continuavano a fiancheggiare i bisonti, marcianti sempre rapidamente, quantunque assai pesantemente, le nuvole di fumo scoperte verso levante, diventavano di momento in momento più visibili e più dense.
Ve n’erano parecchie centinaia e s’avanzavano con una fronte imponente, spinte dal vento che soffiava dietro di esse.
Le altissime graminacee, già un po’ secche, dovevano bruciare con spaventevole rapidità, laggiù.
Un mare di fuoco si avanzava senza che più nessuno potesse trattenerlo. Che cosa importava agli indiani che un tratto delle loro sterminate praterie andasse distrutto?
Si sarebbero incaricate le numerose riviere di arrestare quell’immane incendio, quando le avesse raggiunte.
I bisonti, che vedevano avanzarsi quella marea infocata, si affret-