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Pagina:La secchia rapita.djvu/195

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182 CANTO


XLVII.


Per tossico sel piglia il Conte, e passa
     A Modana improvviso una mattina.
     Saluta la Moglier che non si lassa
     380Conoscer sospettosa e gli s’inchina
     Va scorrendo la casa, e alfin s’abbassa,
     Per dispensare il tossico, in cucina;
     Ma la trova guardata in tal maniera,
     384Che non sa come fare, e si dispera.

XLVIII.


Torna a salir su per l’istessa scala,
     Tutto affannato, e conturbato in volto;
     E aspetta fin che sian portati in sala
     388I cibi, e sulla mensa il pranzo accolto.
     Allora corre, e la minestra sala
     Della Moglier col cartoccin disciolto,
     Fingendo che sia pepe; e a un tempo stesso
     392Scuote la pepaiola ch’avea appresso.

XLIX.


La cauta Moglie e sospettosa, viene;
     E mentre ch’ei le man si lava e netta,
     Gli s’oppone co’ fianchi e colle rene,
     396E la minestra sua gli cambia in fretta.
     Mostra che s’è lavata, e siede, e tiene
     L’occhio pronto pertutto, e non s’affretta
     A mettersi vivanda alcuna in bocca,
     400Che non abbia il Marito in prima tocca.

L.


Il Conte in fretta mangia, e si diparte,
     Che non vorría veder la Moglie morta.
     Vassene in piazza ov’eran genti sparte
     404Chi qua, chi là, come ventura porta.
     Tutti, come fu visto, in quella parte
     Trassero per udir ciò ch’egli apporta.
     Egli cinto d’un largo e folto cerchio,
     408Narra fandonie fuor d’ogni superchio: