Pagina:La secchia rapita.djvu/247

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234 CANTO PRIMO


XII.


Scatenato Libeccio Africa lassa,
     E verso Tramontana i vanni spaccia;
     Euro al fondo del mar corre e s’abbassa,
     92E le tempeste in ciel Volturno caccia.
     Vede il periglio il Capitano, e passa
     A confortare i suoi pallidi in faccia;
     Fa calare ogni vela in un momento,
     96Fuor che ’l trinchetto, e piglia in poppa il vento.

XIII.


Nè provveduto ancor del tutto ei s’era,
     Che riversò la maledetta gesta
     Dalla faccia del ciel torbida e nera
     100Grandine e pioggie e fulmini e tempesta:
     Sparve il giorno col Sole, e innanzi sera
     Notte si fe’ caliginosa e mesta;
     Nè rimase altro lume ai naviganti,
     104Che quel ch’uscia dai folgori tonanti.

XIV.


Crescono l’onde a tant’ altezza, ch’ elle
     Perdon la forma e la sembianza d’onde:
     Le navi ora salir verso le stelle,
     108E sulle nubi alzar paion le sponde:
     Or traboccar fra l’anime rubelle
     Sembran nelle voragini profonde;
     E al romper dell’antenne e delle sarte
     112Han già i nocchieri abbandonata l’arte.

XV.


Tutto quel dì, tutta la notte appresso
     Per le vie della morte errar dispersi.
     Sembra la pioggia al cader folto e spesso
     116Che giù nel mare un altro mar si versi;
     Crescono i venti, a memorando eccesso
     Stretti a soffiar degli Angioli perversi;
     E già comincia il Capitan co’ suoi
     120Forte a temer che l’Ocean l’ingoi.