Pagina:La secchia rapita.djvu/73

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60 CANTO


XV.


Il Potta che sapea, che i Parmigiani
     Eran nemici alla Tedeschería,
     E ch’era un accoppiar co’ gatti i cani,
     124Se gli uni e gli altri insieme a un tempo unía;
     Disegnò di mandar contra i Reggiani
     Gli aiuti che da Parma in campo avría
     Giberto da Correggio allor guidati,
     128Tremila a piedi, e mille in sella armati.

XVI.


Ma il carico sovran diede a Gherardo,
     Con cinquemila fanti e quella schiera
     Ch’avea Bertoldo sotto il suo stendardo
     132Condotta da Marzaglia e da Rubiera.
     Ripassò il ponte il cavalier gagliardo;
     Ma non giunse a Marzaglia innanzi sera.
     Quivi ebbe nuova della terra presa;
     136Ma che la rocca ancor facea difesa.

XVII.


Stettero in dubbio i cavalier del Potta,
     Se passavano allor quella riviera,
     O s’attendean che fulminata e rotta
     140Fosse dal novo sol l’aria già nera.
     Ed ecco apparve lor sul fiume allotta
     Marte, che presa la sembianza fiera
     Di Scalandrone da Bismanta avea,
     144Bandito e capitan di gente rea:

XVIII.


E inalzando una face in sulla sponda
     Che il varco indi vicin tutto scopriva,
     Fe’ sì, che tragittò di là dall’onda
     148Subito il campo alla sinistra riva.
     Spirava il vento, e dibattea la fronda
     Sì, ch’a fatica il calpestío s’udiva.
     A i capitani allor Marte feroce
     152Volgea lo sguardo e la terribil voce;