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26 A. Mazzoleni

fenomeni dell’Etna. Siamo daccordo cogli altri dantisti nel riconoscere una cotale analogia, direi quasi casuale, fra certe località dell’Inferno del poeta fiorentino e quelle del vulcano siculo, ma che se ne possa inferire un metodo generale di derivazione non ci pare assolutamente ammissibile, perchè sia il concepimento originale della valle inferna, sia la sua struttura generale e particolare non ci porgono alcun elemento di somiglianza. L’ipotesi, a nostro parere, è basata sul fatto che anche uomini letterati fin sullo scorcio del secolo passato hanno creduto che l’Etna fosse la bocca dell’inferno e lo scrivevano con tutta la serietà di questo mondo1.

Così siamo giunti al termine delle reminiscenze che nella D. C. hanno relazione colla Sicilia: a questo punto riconosciamo noi stessi di aver demolito — se pure ci è riuscito — un discreto numero di opinioni lusinghiere tendenti a riavvicinare sempre più il poeta all’isola; ma se esse di fronte alla fredda ricerca non reggono, non per questo scema in noi l’ammirazione pel genio multiforme dell’Alighieri, «al quale — come scrisse il Giuliani2 — furono famigliari le Scienze, la Storia, le Favole e le opinioni diverse, gli accorgimenti dell’Arte, le tradizioni stesse del Volgo, e così d’altre cose, onde il sovrano Maestro s’aiutò ad esercitare nobilitando il civile ministero della Poesia». Chè anzi questo culto che l’isola del foco e dei Vespri tributa al gran padre Alighieri, e che al presente, sulle orme del maggiore di tutti, il Perez, è solo tenuto vivo da



  1. P. Gaetano, Sicul. in animadv., e Isag., cap. 2; Cimarelli, Risol. filol., cap. II; Massa, Sicilia in prospettiva, P. I, cap. XVI; Cesario, Dist. XII, cap. 13; N. Speciale, Hist., I, VIII, cap. 2 (ap. Muratori, Script., t. X, col. 1079) e Mongitore, Sicil. ricerc., vol. II, pag. 291 (cfr. A. Graf, Appunti per la Storia del Ciclo Brettone, in Giorn. stor. d. lett. ital., vol. V, pp. 94 sg. riferiti anche in Miti leggende e superstizioni nel M. E., Torino, Loescher, 1893, vol. II, 316 sg. e note). — Del resto è ancor oggi popolare presso i villici più credenzoni dei dintorni dall’Etna, specialmente nelle donne, la convinzione che l’eruzione avvenga per opera di demonî obbedienti al volere divino.
  2. Comm. al cap. XXVIII del tratt. IV del Conv.