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consimili difficoltà non ne abbiano, a vario grado, anche tutte le altre scienze?
Se dei dati statistici si può abusare, e si è spesso e grandemente abusato (non vi è alcun dubbio), ma e di che mai non si abusa? E non soltanto qui, ma dappertutto. — In ispecie, quando si tratti di applicare la Statistica alla soluzione di qualche particolare problema, bisogna andarvi senza idee preconcette, senza pregiudizi nell’argomento; non bisogna eliminare alcun dato senza averne una ragione sufficiente; non bisogna comparare altri dati che quelli che sono veramente comparabili (punto capitale cotesto e delicatissimo, il più arduo forse in tutta la discussione statistica); bisogna aver i dati compiuti in tutte le loro circostanze importanti; bisogna enumerare in modo compiuto le cause, divisandone partitamente l’esistenza e l’azione, con un processo di analisi che l’Engel ha sagacemente paragonato a quello della Chimica per mezzo de’ suoi reagenti; non bisogna in generale fidarsi che di osservazioni numerose, e tante quante di regola son necessarie all’eliminazione di ciò che può di esservi di anomalo e puramente accidentale (l’abbiamo già detto); bisogna (norma suprema) non conchiudere che nella misura dei fatti osservati. — Sono questi alcuni fra i canoni massimi della logica statistica, ma sono altresì fra quelli che tengono per tutte le scienze; sono la sostanza stessa del metodo induttivo, come lo professava Galileo, e come lo insegnano Bacone e John Herschel, Whewell e Stuart Mill.
La Statistica può avere, ed anzi ha bene spesso, delle difficoltà da superare assai maggiori di quelle di altre scienze; e guai in molti casi al malaccorto: — voglio dire soltanto che vi è una identità logica nel fondo, se anche tornino più o men difficili, a norma dei casi, le applicazioni.
Se le cifre in ispecie (come si usa dire) riescono a parlare tutti i linguaggi, a volontà di chi le interroga,