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(Io sol fra tutti so qual virtude
Di quella misera il sen racchiude...
Io so ch’ell’ama, che gli è fedele;
Eppur crudele tacer dovrò!)
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Alfredo (Ah sì!... che feci!... ne sento orrore!... (da se)
Gelosa smania, deluso amore
Mi strazzian l’alma... più non ragiono...
Da lei perdono — più non avrò.
Volea fuggirla, non ho potuto...
Dall’ira spinto son qui venuto!...
Or che lo sdegno ho disfogato,
Me sciagurato!... rimorso io n’ho!)
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Violetta Alfredo, Alfredo, di questo core (riavendosi)
Non pnoi comprendere tutto l’amore..
Tu non conosci che fino a prezzo
Del tuo disprezzo — provato io l’ho.
Ma verrà giorno, in che il saprai...
Com’io t’amassi confesserai...
Dio dai rimorsi ti salvi allora...
Io spenta ancora — pnr t’amerò.
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Barone A questa donna l’atroce insulto (piano ad Alfredo)
Qui tutti offese, ma non inulto
Fia tanto oltraggio... provar vi voglio
Che tanto orgoglio — fiaccar saprò.
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Tutti Ahi quanto peni... ma pur fa core... (a Violetta)
Qui soffre ognuno del tuo dolore;
Fra cari amici qui sei soltanto
Rasciuga il pianto che t’innondò.
(Il signor Germont trae seco il figlio, il Barone li segue. Violetta è condotta in altra stanza dal Dottore e da Flora; gli altri si disperdono.)
FINE DEL SECONDO ATTO.