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e dall'altra delle tempie, mentre una sensazione di gelo la paralizzava nella linea del dorso, obbligandola a tenere la testa eretta e fissa in una attitudine di stupore. Riconobbe a poco a poco che si trovava nella sua camera; guardò senza vederle le pareti istoriate, la finestra, il lavabo; allungando le braccia le sue dita si impigliarono nei trafori del merletto che ornava la coperta. Così, muta nel velo delle ombre, Anna assistè gradatamente allo sciogliersi dell'incubo, allo sparire del fantasma, al risorgere della propria coscienza veggente e sicura. Era libera, era monda.
Ricadde supina chiudendo gli occhi.
Ma il sonno non tornava. Una inquietudine, dapprima leggera, le faceva battere i polsi adducendovi un fastidioso prurito che il caldo e l'afa della notte non tardarono a rendere insopportabile. Voltandosi e rivoltandosi pensava! «Sono sicura di aver messa la boccetta