Pagina:La vite, l'acquavite e la vita dell'operaio.djvu/42

Da Wikisource.
42 la vite, l'acquavite

Queste sono le grandi vittorie che ci compensano delle ultime vergogne e sventure nostre; vittorie che valgono bene i prodigi de’ fucili Chassepot, vantati da un disgraziato generale della nazione che si fa chiamare la grande: vittorie che allietano e inorgogliscono, non un popolo solo, ma l’umanità tutta quanta, perchè l’umanità ci guadagna in dignità, in valore ed in perfezione.

Signori, io vado a bello studio ricercando tai fatti, perchè in questi giorni in cui la grande malata sta peggio, in questi giorni, pur troppo dolorosi, giova il riconsolarsi di qualche buona speranza1.

E badate, parlando d’esercito Italiano, io parlo del popolo italiano, del vero po-

  1. Quando fu detta questa lezione, a’ primi dell’inverno, pur troppo il presente era triste, tristissimo si offriva il futuro. La parola Roma ricorre sovente nella lezione: e in quelle parole amare che mi escirono dalla bocca, prego il lettore a sceverar bene sempre le ruffianerie ratazziane, le ladronerie della canaglia, per le quali non c’è marchio che valga, da’ forti intendimenti e le gesta virtuose d’una gioventù degnissima di migliore fortuna.