Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/105

Da Wikisource.
76 annotazioni

servi come d’introduzione agli studj scientifici — Musco e Lino furono tra questi — Ma la scienza progressiva non nacque se non quando i Greci riuscirono a strapparla dal santuario.

Da cui traendo Anassagora — ὅθεν λαβὼν Ἀναξαγόρας ec. — Fermo che nulla potesse venire dal nulla, ammise una materia allo stato di caos, ma fece che uno spirito, una mente (νους) vi stabilisse quell’ordine ch’ei contemplava nella natura. Non altro significa il διακοσμῆσαι che in ordinem adducere. E il mondo di che altro consta che di ordine? Aldobr.

Turpissime libidini ec. — Vedi la nota del Casanbono e l’appendice critica dell’Huebnero. Forse αἰσχρουργούμενα scrisse Diogene senza più.

VI. Adoratore degli astri — Ζωροάστρην ἀστροθύτην εἶναι Αστροθύτην che adora, che sagrifica, ch’arde incensi agli astri, Brochart vorrebbe στοχαστής, contemplatore degli astri. Ma Auquetil du Ferrou, traduttore dei libri di Zoroastre, ci fa sicuri appartenere questo nome alla lingua Zend, nella quale Zoroastre si scrive Zerethosduó. Ora in quella lingua zeré significa d’oro o di color aureo; e thaschré è il nome dì una stella il cui elogio si trova nel libro Jeschts. Essa è quella che credesi distributrice di piove; essa vinse i due cattivi genii che nel cominciamcnto delle cose volevano privarne la natura. Quindi Zoroastre vale alla lettera astro color d’oro, astro brillante. V. Pasq. Borelli princip. di etimolog.

Επικλήσεσι ec. — L’Holstenio voleva si leggesse επικνκλήσεσι, e traduceva: res omnes suis revolutionibus permanere. Carpentario diceva: nulla doversi mutare; e traduceva: omnia permansura in sua appellatione; cioè in sua forma, da cui deducesi l’appellazione: nella qual cosa convengono le opinioni dei magi. V’ha chi interpreta questo luogo: res onmes eorum invocationibus permanere. Menag. — Ea quae sunt ipsorum