Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/168

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capo viii, aristippo 137

Narrano aver lui un dì comandato che gli si comperasse per cinquanta dramme una pernice; e che ad uno che ne lo accusava, Ma tu, disse, non ispenderesti forse per quella un obolo? e l’altro accennandogli dal capo che sì: Tanto, soggiunse, mi valgono cinquanta dramme. — Una volta Dionisio ordinandogli che e’ scegliesse una di tre cortigiane che erano presenti, tutte tre le condusse via, dicendo: Nè a Paride fu utile il dare la preferenza. Ma affermano, che avendole condotte sino al vestibulo le lasciò andare; tanto e nello eleggere e nel dispregiare era facile. Il perchè una volta Strabone — secondo altri Platone — ebbe a dirgli: A te solo dato è di portar la clamide e l’abito lacero — Sendogli sputalo addosso da Dionisio, il tollerò; ma biasimandolo un tale e che, anche i pescatori, disse, si lasciano bagnar dal mare per prendere un ghiozzo, ed io non potrò comportare che mi si bagni di vino annacquato per prendere uno sciocco?

IV. Un dì passando, Diogene, che lavava dei camangiari, si burlò di lui e gli disse: Se tu avessi apparato a mangiar di questi, non sortiresti nell’aula dei tiranni; e l’altro: Anche tu, rispose, se sapessi vivere cogli uomini, non istaresti a lavar camangiari — Interrogandolo un tale, che cosa maggiormente avesse ritratto dalla filosofia, rispose: Di poter con fidanza accostarmi a tutti — Biasimato una volta perchè vivesse magnificamente, disse: Se ciò fosse sconvenevole non si farebbe nelle solennità degli dei — Richiesto una volta, che cosa più degli altri avessero i filosofi? rispose: Il poter vivere nello stesso modo, anche tolte di