Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/183

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152 capo viii

dati dal comparirmi dinanzi ancora: No, gli rispose, fuorchè Tolomeo non mi mandasse. Mitro, il tesoriere di Lisimaco, era presente e disse: Parmi che tu disconosca gli dei non solo, ma anche i re? Come, rispose, disconosco, s’io te pure reputo nemico agli dei?

XVII. Raccontasi come venendo un giorno a Corinto, condottovi da una turba di scolari, Metrocle il cinico, che lavava cerfogli, gli dicesse, tu, o sofista, non abbisogneresti di cotanti scolari se lavassi camangiari! Ed egli, ripigliando, dicesse: E tu se sapessi conversare cogli uomini, non useresti di questi camangiari. La cosa medesima si riferisce, come dianzi è narrato, di Diogene e di Aristippo.

XVIII. Tale fu Teodoro anche in queste cose. — Da ultimo ito in Cirene, vivendo con Maga, gli riuscì di passarsela in gran riputazione; dove, quando la prima volta lo discacciarono, è fama aver detto una cosa graziosa; perocchè disse: Fate male, signori Cirenei, ad esiliarmi di Libia in Grecia.

XIX. V’ebbero venti Teodori. — Il primo da Samo, figlio di Reco. Fu di costui il consiglio di sottoporre carboni alle fondamenta del tempio di Efeso; poichè sendo umido il sito, i carboni, asseriva, deposta la sostanza legnosa, non avrebbero per propria saldezza sofferto nell’acqua. — Il secondo, cireneo, geometra, del quale fu discepolo Platone. — Il terzo, di cui è scritto sopra, filosofo. — Il quarto, del quale si riferisce il bel libretto di Esercitazioni per la voce. — Il quinto, che scrisse dei componitori di Nomi (canzoni), incominciando da Terpandro. — Il sesto stoico. — Il set-