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Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/206

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menedemo 173

ma composto in lode del filosofo. Alcuno di quelli è così:

     Come il piccolo nappo in breve mensa
     Per misura essi girano, posposto
     È per coiài che volentieri ascolta,
     L’erudito parlar.


XVI. Fu dunque prima avuto in dispregio, cane e sciocco chiamandolo gli Eretriesi; da ultimo ammirato a segno di dargli in mano la città. E fu mandato ambasciatore a Tolomeo e a Lisimaco; da per tutto onorato, ma particolarmente da Demetrio; che ad esso pagando ogn’anno la città dugento talenti, cinquanta ne tolse via. Al quale accusalo Menedemo che la città dava in mano a Tolomeo, si giustificò per lettera, il cui principio è: Menedemo a re Demetrio salute. — Odo che sul conto nostro, ti fu rapportato ecc. Dicesi che l’accusa venisse da un certo Eschilo che nel governo gli era avverso. — Sembra per altro che una gravissima ambasceria a Demetrio egli abbia sostenuto per conto di Oropo, come ricorda Eufaulo nelle Storie.

XVII. Anche Antigono lo amava, e si spacciava suo discepolo; e quando vinse i barbari presso Lisimachia, Menedemo scrisse per lui un decreto, semplice e senza adulazione, che cosi principia: I comandanti ed i consiglieri per le proposizioni hanno detto: Poichè re Antigono, vinti i barbari in battaglia, ritorna nel proprio paese, e tutte l’altre cose opera secondo ragione, parve al consiglio ed al popolo ecc. Per questo adunque, ma più per l’amicizia, sospettandosi che a tradimento gli