Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/219

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pietra e terra, e spiegava colle leggi della natura i fenomeni, creduti prodigiosi, che presentavano i visceri delle vittime. Ciò offendeva la popolar religione, e Cleone ne lo accusò. L’altra accusa datagli da Tucidide, nemico di Pericle, era di parteggiare pe’ Medi ([testo greco]). Morì a Lampsaco, ov’erasi rifuggito, e la sua memoria fu onorata di altari e di feste. — Intorno ad Anassagora veggasi il lungo articolo di Ritter, che in gran parte ci ha fornite queste considerazioni.


CAPO IV.


Archelao.


I. Ateniese o Milesio. — I più lo fanno ateniese.

Discepolo d’Anassagora, maestro di Socrate. — Probabile la prima, dubbia la seconda.

III. Diceva due essere le cagioni della generazione ecc. — Alla formazione della terra annetteva quella degli animali, per la mescolanza del calore colla terra fredda ed umida.

Il giusto ed il turpe non da natura. — Pare che Archelao solo, fra gli Ionici segnatamente, siasi occupato della scienza della morale e del diritto naturale. Tuttavolta il senso di ciò che ne sappiamo è assai dubbioso. L’opinione attribuitagli da Laerzio fu il germe delle dottrine di Hobbes.

Dice che l’acqua ecc. ecc. È uno di que’ passi in cui inciampano i traduttori. Ritter, mutato [testo greco] da [testo greco] liquefare, mollificare, in [testo greco], da [testo greco] condensare, coagulare, così espone la dottrina di Archelao sulla formazione del mondo: „Insegna egli che nel principio il fuoco e l’acqua si separarono, e che per l’azione del fuoco sull’acqua, la terra formò una massa da prima faogosa, ma che in seguito si fece sempre più consistente; che l’aria provenne dall’acqua per mezzo del movimento; e che di