Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/227

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di spettatori. Però l’estrema attività dei sensi interni è passeggiera. Quando uno ha il tempo di riconoscere sè stesso; quando nuovi sentimenti e nuove idee vengono a indebolire le prime; quando certi movimenti automatici danno un altro corso alla circolazione del sangue e ci richiamano a noi stessi, la visione o l’apparizione scompare, cessa il sogno che noi dicevamo svegliati. E un’alienazione passeggiera, la cui impressione nonostante è difficile scancellare dall’animo di chi prova siffatte visioni; le quali in alcuni sono periodiche e d’ordinario hanno luogo alla ricorrenza di eccitamenti, di emorroidi, di menstrui. — L’organo che produce le visioni, sia pur congiunto co’ suoi vicini, o da quelli separato, secondo i frenologi posteriori, o, secondo l’illustre Vimont, vi si colleghi l’azione molto energica di certe facoltà percettive e spesso la lesione dei cinque sensi, produce dei pari la credenza alle cose maravigliose, agli spiriti, ai sortilegii, ai miracoli. A quest’organo dobbiamo la demonomania che infettò i secoli trascorsi o che, piuttosto che leggi severe e rogo, meritata la compassione e le cure dei medici. Quest’organo è patentissimo nelle teste di Platone, di Cromwoll, di Swedembourg, di S. Ignazio, di Tasso.

XVIII. Socrate de’ mortali il più sapiente. — „Quest’oracolo non poteva, da Socrate, spiegarsi altrimenti che dicendo avere il Dio voluto far intendere por questo mezzo che la saggezza umana era in generale cosa di poco momento, e che il più sapiente di tutti era colui che ne riconosceva il poco pregio.“ — Ritter. — Questo responso per altro si riporta in modo diverso. Lo scoliaste di Aristofane fa dire alla Pizia: Sofocle è saggio; Euripide più saggio di Sofocle; ma Socrate è più saggio di tutti gli uomini. Senofonte, Che non vi era alcun uomo più libero, più giusto, più sensato di lui. — Se gli oracoli, come acutamente osserva il Clavier, erano una istituzione politica e religiosa senza