Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/229

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196 annotazioni.

reciproca. La commedia antica (prima) avea uno scopo serio assai, e le buffonerie di Aristofane coprivano un pensiero profondo. Nè Aristofane ebbe forse intenzione d’intentare un’accusa a Socrate: nè Socrate di fare una rivoluzione. Ma la storia registra gli atti non le intenzioni! La commedia non bastò, e la religione ricorse allo stato. In quel framezzo il comico e il filosofo cenarono in compagnia a casa di Agatone. — Aristofane fece la sua parte; quella parte che portavano i tempi.

Melito e Licone. — Melito freddo poeta di pessime tragedie, durò nella memoria degli uomini per gli scherzi di Aristofane. Fu strumento di Anito e di Licone, il quale diresse lo procedura; ed era uno di quegli oratori che aggirano il popolo nelle assemblee, e formavano in Atene una magistratura politica istituita da Solone per proporre le cose vantaggiose alla repubblica.

XIX. Il giuramento per l’accusa era di tal fatta. — In Atene le due parti prestavano, il giuramento. L’accusatore giurava il primo di dire la verità; l’accusato protestava della sua innocenza. Questo doppio giuramento chiamatasi [testo greco], del pari che la formola dell’accusa con giuramento.

XXI. Fu condannato con dugent’ottant’un voto ecc. — Platone non è d’accordo don Diogene nel numero dei voti. Tychsen per conciliarli,stabilisce il numero degli Eliasti presenti a 559, dei quali vivrebbero dato il volo di assoluzione.

Disse che avrebbe pagate venticinque dramme. — Circa ventitrè delle nostre lire italiane. — Anche Platone afferma aver egli assentito di pagare una leggiera ammenda. Secondo Senofonte non volle udirne parola, per non riconoscersi colpevole.

XXI. Data la spesa nel Pritaneo. — In questo luogo, oltre i Pritani, ch’erano cinquanta senatori, i quali a vicenda