Vai al contenuto

Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/280

Da Wikisource.

platone. 245

cosa istessa, chiamando ciò che è sensibile esistente e non esistente: esistente, per essere generato, non esistente pel continuo mutarsi; e l’idea, non moventesi, nè stante; e la stessa cosa, e una e molte. Ciò per lo più e’ costuma di fare. L’esposizione de’ suoi discorsi è triplice: poichè deesi mostrare primamente che ciascuna delle cose dette è; poi per qual cagione è stata detta, se come premessa o in luogo di figura, e per sostegno di dommi o a confutazione del disputatore; in terzo luogo se si è parlato secondo la lettera.

XXXIX. Ma da che alcuni segni ancora sono stati posti ne’ suoi libri, or su, pur di questi diciamo un non nulla. X pigliasi per le locuzioni e le figure, e in generale per la maniera platonica. La doppia pei dommi e le opinioni di Platone. X, fra’ punti, per le scelte eleganze di stile. La doppia, fra’ punti, per alcune correzioni. Una lineetta punteggiata, per le cose che inconsideratamente si rifiutano. Un sigma rovescio, fra’ ponti, per le cose di doppio uso, e trasponimento di scritture. Il fulmine per l’ordine della filosofia. L’asterisco per la concordanza dei dommi. Una lineetta pel rifiuto. — Questi sono i segni, questo il numero dei libri. Dice Antigono caristio nel primo libro sopra Zenone, che se taluno, nelle ultime edizioni, voleva conoscere questi segni, pagava danaro a chi le possedea.

XL. Le sue opinioni erano queste. Diceva l’anima immortale, molti corpi vestire successivamente ed avere principio armonico; averlo geometrico il corpo. Definivala un’idea dello spirito che per tutto è diviso; sè movente, tripartita; la cui parte razionale è collo-