Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/294

Da Wikisource.

platone. 259

bene: prima, il possesso della virtù; seconda, la virtù stessa; terza, i cibi e gli utili esercizj; quarta, l’arte di suonare il flauto, e l’istrionica diciamo essere un bene.

LXVII. Delle cose esistenti, altre sono cattive, altre buone, altre nè l'uno, nè l’altro. Di queste cose pertanto diciamo cattive quelle, che sempre sono abili a nuocere, come l’intemperanza, la demenza, la malvagità e simili. Le contrarie ad esse sono buone. Altre qualche volta giovano, qualche volta nuocono, come il diportarsi, il sedere, il mangiare; o al tutto nè giovare, nè nuocere possono; e queste nè beni, nè mali sono. Dunque delle cose che esistono, altre sono buone, altre cattive, altre nè l’uno, nè l’altro di ciò.

LXVIII. Divide in tre la buona legislazione. Prima, se le leggi sono buone, affermiamo essere buona legislazione. Secondo, se i cittadini osservano esattamente le leggi costituite, anche questo affermiamo essere buona legislazione. Terza, se, non essendovi leggi, per mezzo di istituzioni e di usi, si governa bene lo stato, e questa pure appelliamo buona legislazione. Vi ha dunque buona legislazione, primo, se le leggi sono buone; poi, se quelli che hanno leggi le osservano esattamente; in terzo luogo, se gli usi e le istituzioni utili governano lo stato. — La cattiva legislazione divide in tre; di cui una, quando le leggi sono gravi e agli stranieri e ai cittadini; un’altra, quando non si obbedisce alle leggi che esistono; un’altra, quando nessuna affatto ve n’abbia. Mala legislazione è adunque se le leggi sono gra-