Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/304

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annotazioni 269

tal fatta, che un’idea superiore molte ne abbracci d’inferiori e insieme le unisca, ne consegue non dovere gli elementi della verità separarsi gli uni dagli altri, come se non fossero tenuti in relazione da un legame superiore. — Ora se le idee inferiori sono tenute in relazione dalle idee superiori, trattasi di sapere se finalmente non siavi un’idea suprema, la quale abbraccia le idee inferiori, e per conseguenza, presenta in sè la totalità e l’accordo di tutte le idee? Per rispondere affermativamente, rammentiamoci solo che Platone vuol l’unità e l’insieme della scienza per ogni dove. — Dopo ciò è fuor di dubbio volere il nostro filosofo elevarsi dalla conoscenza delle ideo all’idea suprema, che rappresenta il principio di ogni cosa; all’idea di Dio, per fondare in essa la verità di tutte le idee inferiori. In opposizione alla dottrina di Protagora, che faceva dell’uomo la misura di ogni cosa, vuol egli per contrario che questa misura sia Dio. E se noi rammentiamo qui che Platone mette la conoscenza del bene e del buono al disopra di ogni altra; ch’ei la considera anche come la sola che sia vera, poichè senz’essa le altre conoscenze non hanno alcun valore; e che si compiace di rappresentare Dio come il bene, noi troveremo ancora lo stesso pensiero, allorquando egli chiama l’idea del bene l’ultima conoscibile. Dio, adunque, è principio, fine e mezzo di tutte le cose. Il perchè finalmente il mondo è pure appellato non solamente un’immagine delle idee, ma anche un’immagine e una somiglianza di Dio, l’idea di Dio, abbracciante la totalità delle idee. E quindi puossi dire che, per Platone, l’idea di Dio è l’idea suprema; che come idea suprema si trova in tutte le altre e tutte le contiene; e che Dio per conseguenza è anche l’unità che contiene l’essenza reale di tutte le cose — Ritter.

Colla teoria delle idee si congiunge la dottrina del ricordarsi le idee. Le nostre ricerche, il nostro apparare altro