Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/340

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capo ii, senocrate 305

IV. Era poi così fededegno che non potendosi testimoniare senza giuramento, gli Ateniesi ciò concessero a lui solo.

V. Ed era in oltre a sè stesso sufficientissimo. Il perchè avendogli spedito Alessandro del danaro assai, tolte tre mila attiche, rimandò il resto col dire: Che quegli più ne abbisognava, che a più dava le spese. — E parimente non ricevette quello che, come narra Mironiano ne’ Simili, gli mandò Antipatro. — Premiato di corona d’oro in una disfida a più bere, che presso il tempio di Bacco si fa ogn’anno da que’ di Coo, nell’uscire la depose innanzi alla statua di Mercurio, dove anche era solito porre quelle dei fiori. — Si racconta ch’ei fosse mandato con alcuni altri ambasciatore a Filippo; che ammolliti costoro ai donativi, e accedessero agli inviti di Filippo, e si aprissero con lui; ma ch’esso nè l’una, nè l’altra di tai cose facesse; e per questa ragione Filippo non lo ricevesse; che quindi ritornati gli ambasciatori in Atene, riferissero come Senocrate inutilmente fosse venuto in loro compagnia; che già gli Ateniesi gli preparassero un’ammenda, quando appreso da lui stesso, che allora avrebbero dovuto piuttosto darsi pensiero della repubblica — poichè Filippo avea con doni sedotti gli altri, ma lui non avea persuaso con nessuna ragione — è fama che doppiamente lo onorassero, e che da ultimo anche Filippo dicesse, che Senocrate, tra que’ che gli furono spediti, non avea ricevuto doni. — Andato parimente ambasciatore ad Antipatro pei prigionieri ateniesi della