Pagina:Laerzio - Vite dei filosofi, 1842, I.djvu/88

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anacarsi lo scita 59

rispose, ma nè pur viti — Interrogato da un tale, quali fossero le navi più sicure? rispose: Quelle che sono ritratte in portoQuesto pure, diceva, aver veduto di assai maraviglioso presso i Greci, che il fumo lasciavano nei monti, e le legna trasportavano in città — Interrogato qual dei due fossero più, i vivi od i morti? rispose: Tra cui poni i naviganti? — Rinfacciandogli un Attico ch’e’ fosse scita, gli disse: La patria disonora me, e tu la patria — Interrogato, qual cosa, negli uomini, fosse e buona e cattiva, rispose: La linguaMeglio, diceva, avere un amico di molto pregio, che molti di nessun pregio — Chiamava le piazze luoghi destinati per ingannarsi e soperchiarsi a vicenda — Essendo ingiuriato da un giovinetto a tavola, disse: Giovinetto, se giovine come sei non porti il vino, quando diverrai vecchio porterai l’acqua.

VI. Trovò, per gli usi della vita, e l’ancora e la ruota de’ vasai, al dire di alcuni.

VI. E scrisse una lettera così:

Anacarsi a Creso.

„Io, o re dei Lidi, mi sono recato in Grecia per conoscere i costumi di que’ popoli e le istituzioni. Di oro non ne abbisogno affatto, ma bastami di ritornare agli Sciti uom migliore. Vengo dunque a Sardi, perchè faccio gran caso di esserli in favore.“